Ciclofosfamide post-trapianto: un vestito buono per tutte le stagioni, una profilassi della gvhd per sorgenti e donatori diversi
La prevenzione della GVHD basata sulla ciclofosfamide post-trapianto (PTCy) è un piattaforma largamente usata per il trapianto da donatore aploidentico T-repleto, dove ha dimostrato di controllare in modo efficace la GVHD acuta e cronica (1). Perché allora non utilizzare la stessa piattaforma anche nel trapianto da donatore HLA-identico? Un primo studio era stato condotto dal gruppo di Baltimora nel trapianto mieloablativo da donatore HLA-identico, con PTCy come unica profilassi immunosoppressiva, ed utilizzando esclusivamente cellule staminali midollari (2). Ora, invece, il gruppo del Fred Hutchinson (3) sperimenta questa piattaforma nel trapianto da donatore HLA-identico con reinfusione di cellule staminali periferiche, sorgente gradita ai trapiantatori per il rapido attecchimento, ma associata invariabilmente ad un maggior rischio di GVHD cronica e quindi di prolungata immunosoppressione e peggiore qualità di vita dei pazienti. L’obiettivo dello studio è perciò dimezzare il rischio di GVHD cronica che richiede terapia immunosoppressiva 1 anno dopo trapianto di cellule staminali periferiche da donatore HLA-identico. I 43 pazienti dello studio ricevono un condizionamento mieloablativo (fludarabina-busulfano nelle patologie mieloidi e TBI 12 Gy in quelle linfoidi), i donatori sono quasi esclusivamente HLA identici (10 alleli identici su 10), per il 30% familiari e per il 70% da registro e ricevono ciclofosfamide 50 mg/kg nei giorni + 3 e +4 e ciclosporina a partire dal giorno +5.
L’end point primario dello studio è raggiunto: infatti l’incidenza di GVHD cronica che richiede terapia 1 anno dopo il trapianto è solo il 16%, ma anche gli altri esiti secondari del trapianto sono molto incoraggianti. L’incidenza di GVHD acuta è 77%, abbastanza alta, ma solo di grado 2, nessun caso è di grado3-4. La mortalità da trapianto è 14% e l’incidenza di ricaduta della malattia ematologica è 17%. La metà dei pazienti sono vivi e liberi da ricaduta e da terapia immunosoppressiva a 1 anno dal trapianto. La sopravvivenza a 2 anni è proiettata al 70% ed è superiore nei pazienti con malattia minima residua (MDR) negativa prima del trapianto rispetto a quelli MDR+ (dato prevedibile) e in quelli trattati con TBI rispetto a quelli trattati con busulfano (risultato meno scontato). Una possibile spiegazione di tale risultato è suggerita da un interessante studio di farmacocinetica della ciclofosfamide, la cui l’esposizione risulta ridotta nei pazienti trattati con busulfano, per l’effetto di induzione del catabolismo della fenitoina usata come anticonvulsivante.
E’ uno studio con un piccolo campione di pazienti (solo 43) e un follow-up mediano ancora breve (13 mesi). Tuttavia, ci suggerisce che la PTCy associata alla ciclosporina è un’ efficace piattaforma di prevenzione della GVHD cronica severa nel trapianto da donatore HLA-identico con cellule staminali periferiche (che è la procedura più comune nei nostri Centri Trapianto) e non comporta un aumento delle ricadute. La PTCY è candidata ad uscire dal limitato contesto del trapianto aploidentico ed invadere anche il campo del trapianto HLA-identico? Potrebbe sostituire la globulina antilinfocitaria ( ATG) in qualche setting di trapianto HLA-identico, in cui il rischio di GVHD è ancora alto? Non lo sappiamo ancora, attendiamo studi comparativi tra la piattaforma PTCy e la profilassi convenzionale della GVHD. Per ora non possiamo che meravigliarci che un farmaco vecchio e a buon mercato come la ciclofosfamide debba ancora nascondere qualche segreto.
2) Kanakry CG, O’Donnell PV, Furlong T et al. Multi-insitututional study of posttransplantation cyclophosphamide as single-agent graft-versus-host disease prophylaxis after allogeneic bone marrow transplantation using myeloablative busulfan and fludarabine conditioning. J Clin Onc 2014: 32(31):3497-3505
3) Mielcarek M, Furlong T, O’Donnell P et al. Posttransplantation cyclophosphamide for prevention of graft-versus-host disease after HLA-matched mobilized blood cell transplantation. Blood 2016;127:1502-1508