Prima il cariotipo , poi il donatore nelle AML
In uno studio di registro dell’EBMT che confronta il trapianto da donatore familiare HLA identico con quello da donatore aploidentico emerge che l’outcome dei pazienti con leucemia acuta mieloide in prima RC è influenzato dal rischio citogenetico e che i 2 donatori assicurano risultati sovrapponibili solo nelle AML con cariotipo sfavorevole.
Il trapianto allogenico ha un’indicazione indiscutibile nei pazienti con leucemia mieloide acuta (AML) in prima remissione completa (RC) con cariotipo sfavorevole, mentre in caso di rischio citogenetico intermedio la politica di consolidamento della remissione con trapianto allogenico può cambiare da centro a centro. La ricerca di un donatore viene in genere attivata alla diagnosi e, se non è disponibile un donatore familiare HLA-identico, è possibile scegliere un donatore da registro o un donatore familiare aploidentico, a cui negli ultimi anni si ricorre sempre più spesso utilizzando una reinfusione di cellule staminali T-repleta e la ciclofosfamide post-trapianto. Questo studio prende in considerazione l’outcome clinico di 2654 pazienti affetti da AML con rischio intermedio e sfavorevole sottoposti a trapianto allogenico il prima RC nel periodo 2007-2015, i cui dati sono tratti dal registro EBMT, e confronta i trapianti da familiare HLA-identico (gruppo sibling: n°=2469) con quelli da donatore familiare parzialmente identico (gruppo aplo:n°=185). Due terzi dei pazienti hanno un rischio citogenetico intermedio e un terzo un cariotipo sfavorevole.
Trattandosi di uno studio retrospettivo di registro, i 2 gruppi non sono ben bilanciati e presentano differenze significative nel periodo del trapianto (più recente nel gruppo aplo), nel ricorso al sangue midollare (maggiore nel gruppo aplo), nel periodo di attesa del trapianto (più lungo del gruppo aplo) e nella proporzione di pazienti con cariotipo sfavorevole (maggiore nel gruppo aplo). La profilassi della GvHD si basa per il 70% su ciclofosfamide post trapianto e per il 30% su ATG nel gruppo aplo, mentre nel gruppo sibling il 30% dei pazienti riceve ATG. L’analisi è stata condotta separatamente nei pazienti a rischio citogenetico intermedio e sfavorevole, in quanto i risultati clinici sono significatamente diversi nei 2 gruppi. Infatti, nei pazienti con cariotipo a rischio intermedio, il gruppo aplo ha un’outcome peggiore, in quanto ha un’incidenza più elevata di GVHD acuta, di mortalità da trapianto e una sopravvivenza libera da ricaduta e da GvHD più breve rispetto al gruppo sibling. Invece nei pazienti con cariotipo sfavorevole, il trapianto aplo e quello sibling ottengono risultati sovrapponibili, per tutti i parametri di outcome.
Questo studio dimostra che l’outcome del trapianto sibling verso aplo è strettamente influenzato dal rischio citogenetico. Questo risultato conferma la validità di un algoritmo trapiantologico per l’AML basato sulla priorità di un donatore familiare HLA-identico o da registro HLA-compatibile, con il ricorso eventuale ad un donatore aplo in caso di urgente necessità del trapianto, che è rappresentata dall’elevato rischio di ricaduta delle AML a rischio citogenetico alto.