TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI EMATOPOIETICHE ALLOGENICHE DA DONATORE SARS-COV-2 POSITIVO
Uno studio francese aiuta a focalizzare alcuni dei possibili scenari correlati alla pandemia da Covid-19 nel TCSE e le conseguenti ricadute organizzative ed assistenziali.
La pandemia da Covid-19, oltre a importanti cambiamenti organizzativi, ha richiesto una revisione della policy di selezione e conferma dei donatori di CSE per garantire la massima sicurezza delle procedure di TCSE anche in considerazione del rischio infettivo da Covid-19. Le Società Scientifiche raccomandano fortemente l’individuazione di un secondo potenziale donatore di CSE da allertare in caso di positività del donatore già selezionato; non sempre questa determinazione è possibile e soprattutto la tempistica del TCSE e la stessa evoluzione delle condizioni cliniche del paziente candidato al trapianto impongono scelte improcrastinabili, per cui occorre una ponderata valutazione sia del rapporto rischio/benefici, sia di alcune fondamentali considerazioni di natura etica.
L’articolo proposto ci descrive i casi di due pazienti candidati a TCSE aplo-identico in cui entrambi i donatori, al momento della raccolta di CSE, seppur asintomatici, sono risultati positivi al Covid-19 nonostante i precedenti test eseguiti 8 giorni prima fossero risultati negativi.
In mancanza di un altro donatore disponibile in pochissimi giorni l’equipe assistenziale ha valutato il rischio di una possibile infezione da Covid-19 trasmissibile eventualmente per via ematogena rispetto ai rischi reali di una mancata infusione di CSE, visto che il condizionamento era già stato completato.
Si è convenuto, quindi, di procedere comunque al prelievo delle CSE da reinfondere ai riceventi nello stesso giorno della raccolta. I riceventi hanno eseguito il test SARS-CoV-2 due volte alla settimana su tamponi nasofaringei e plasma. Tutti i test sono rimasti negativi per un periodo di follow-up di 4 settimane.
Pur presentando febbre nel corso dei primi 21 giorni dall’infusione di CSE è stato escluso con certezza lo sviluppo di un’infezione da Covid-19.
La pandemia richiede una profonda riorganizzazione del processo trapiantologico. Gli autori ipotizzano, fra l’altro, un più ampio ricorso alla crio-conservazione delle CSE dei donatori così da avere una maggiore sicurezza rispetto al rischio di una successiva infezione da Covid, ma purtroppo per molte patologie ematologiche è richiesto il prodotto “fresco” e quindi tale opzione non è praticabile. Di certo, ai donatori di CSE è richiesto un autentico isolamento almeno nella settimana precedente la raccolta.
Inoltre la stessa equipe assistenziale, consapevole di un aumentato rischio infettivo da Covid-19 correlato al paziente stesso, deve utilizzare gli idonei DPI e modificare le procedure in vigore.
Al tempo stesso, i casi descritti e l’esperienza maturata in questi due anni di pandemia, aiutano a migliorare le procedure e la riorganizzazione dell’intero processo TCSE, acquisendo progressivamente una maggiore conoscenza sui diversi scenari correlati al rischio Covid-19 per i pazienti, i donatori, i care-givers e gli stessi sanitari dell’equipe assistenziale.