Volume dell'aferesi del donatore: abbiamo una nuova variabile?
Il processamento in leucaferesi di più di 15 litri di sangue del donatore è associato a migliori outcomes dopo RIC da MUD: è quello che ritrovano i colleghi dell'Università della Pennsylvania su 142 pazienti adulti
Vari studi hanno finora dimostrato come la sola conta CD34+ non sia sufficiente ad indicare il graft ottimale, visto che altri sottotipi cellulari, in particolare le CD8+, spesso portano con sé l'effetto GvL (1,2). Nella presente analisi (3) gli autori dimostrano come il volume di sangue processato durante la leucaferesi del donatore sia associata in maniera significativa ed indipendente ai principali outcomes dopo RIC da MUD; tale analisi è un tentativo, pragmatico come spesso vuole la filosofia americana, di andare oltre il conteggio dei vari sottotipi cellulari e di cercare di definire una variabile semplice, riproducibile e non affetta da differenze analitiche centro-specifiche che possa contribuire al miglioramento della qualità del graft
La popolazione in studio è costituita da 142 pazienti adulti, consecutivi, trattati con condizionamento uniforme di tipo FluBu2 (senza ATG) e trapianto da MUD, di cui l'80% 10/10-matched, nel periodo tra il 2006 e il 2015. Tramite un metodo chiamato CART (classification and regression tree) è stato possibile identificare un volume di sangue processato pari a 15L quale miglior cut-off per discriminare la sopravvivenza globale post-trapianto. Tale soglia risulta associata, oltre che all'OS anche alla relapse ed alla relapse-free survival e, cosa non da poco, non risulta associata ad un eccesso significativo di rischio di GvHD. Il tutto ovviamente dopo l'aggiustamento per i fattori clinici significativi in univariata.
Pur trattandosi di un'analisi esplorativa (gli autori nella conclusione auspicano conferme su altre coorti prima di procedere ad eventuali studi prospettici), di fatto questi dati aprono potenziamente all'individuazione di una nuova variabile, molto più standardizzabile rispetto alle conte dei vari sottotipi cellulari, che possa contribuire alla definizione del graft ottimale. Staremo a vedere